stampa flessografica

Dai caratteri mobili alla stampa flessografica, storia di un’invenzione che ha rivoluzionato il modo di comunicare

Una delle invenzioni che ha rivoluzionato la storia dell’umanità, e il mondo della comunicazione in senso generale, è senza dubbio la stampa a caratteri mobili. Johannes Gutremberg sviluppò la sua geniale intuizione nella seconda  metà del XV secolo, e grazie ad un macchinario in grado di stampare tramite l’utilizzo di matrici di legno, intagliate, riuscì a spazzare via in un attimo le tecniche che erano state utilizzate fino a quel momento. Alla fine del XVIII secolo, infine, arrivò  la cromolitografia, una tipo di tecnica in grado di stampare anche i disegni a colori. Ma nel tempo l’arte di imprimere l’inchiostro su un supporto di qualche genere, ha subìto una serie di evoluzioni importanti, che hanno portato la tecnica di stampaggio a livelli mai raggiunti.

Dopo la serigrafia, tanto amata dal geniale Andy Warhol, una nuova procedura, innovativa, e largamente utilizzata, ha fatto il suo ingresso nel magico mondo della stampa, andando a sovvertire del tutto l’industria del packaging: la flessografia.

Per meglio comprendere tutti quelli che sono gli innumerevoli vantaggi della stampa flessografica, il “posto giusto” è il sito https://www.celvil.it/servizi/stampa-flessografica/ , dove è possibile trovare una sezione dedicata al flexo e alla sua applicazione nel campo della stampa dedicata agli imballaggi, e in particolare al confezionamento alimentare.

L’importanza della confezione

La stampa flessografica viene utilizzata principalmente per la personalizzazione di ogni tipo di imballaggio, con particolare riferimento al confezionamento dei prodotti alimentari. Questa particolare tecnica, infatti, viene impiegata per personalizzare ogni tipo di involucro, dalle borse shopper ai sacchetti per il confezionamento, in un’ottica di brand promotion, indispensabile al fine di mettere in evidenza il proprio prodotto, rispetto ad un altro, anche attraverso il packaging.

Il packaging personalizzato, infatti, è in grado di migliorare in modo davvero significativo qualunque strategia di marketing. Studi di settore hanno dimostrato come il processo di acquisto di un qualsiasi bene, risenta sempre sia di una componente di tipo emotivo che del semplice istinto, ma l’idea che sta alla base del concetto di personalizzazione è comunque quella di distinguersi dalla massa.

Personalizzare per distinguersi

La caratterizzazione di ogni imballaggio, infatti, mira ad entrare in contatto diretto con il cliente, e comunicare non solo il nome del brand, ma anche i suoi valori e l’attenzione alle materie prime con le quali il proprio prodotto viene creato. La confezione di un articolo, infatti, deve dare già un’idea di quello che è il contenuto, questo attraverso elementi come il colore, la forma, e la consistenza dell’imballaggio esterno. L’impatto visivo di una confezione, infatti, da solo è in grado di condizionare il potenziale cliente e indirizzarlo verso un determinato prodotto, anche se il marchio non è conosciuto oppure, addirittura, è nuovo sul mercato.

Non a caso, le aziende scelgono di fare uso di shoopper, sacchetti, buste o comunque involucri personalizzati, proprio per promuovere e “portare in giro” il proprio marchio. Sarà lo stesso consumatore, infatti, a far circolare il brand, attraverso l’utilizzo, magari, di una shopper personalizzata, con su stampato il logo e la marca, ottimizzando in questo modo la comunicazione e rendendola notevolmente più efficace rispetto ad una strategia di marketing mirata.

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