Vitamina D

Vitamina D, bassi livelli dopo la menopausa possono favorire il cancro

Un nuovo studio in arrivo dal Brasile, del quale ha recentemente parlato Inran, sta supportando le ipotesi dedotte da precedenti ricerche, secondo cui le donne che mantengono bassi livelli di vitamina D dopo l’insorgenza della menopausa, sarebbero altresì in grado di sviluppare un maggiore rischio di sviluppare il cancro al seno. Ma in che modo i livelli di vitamina D influiscono sulla possibilità di esporsi con maggiore probabilità a tale malattia?

Come era già noto, alcuni dei principali fattori di rischio per il cancro al seno includevano l’avanzamento dell’età anagrafica e una condizione di obesità dopo la menopausa. Tuttavia, negli ultimi anni si è discusso con sempre maggiore insistenza sull’importanza e sul potenziale impatto di altri elementi, come la vitamina D, in relazione all’incremento di sviluppare una simile patologia.

In particolare, in uno degli studi più recenti era già stato valutato che le donne con i più alti livelli di vitamina D nel loro organismo avrebbero potuto vantare un rischio significativamente più basso di cancro rispetto a quelle con livelli più bassi di vitamina D. I ricercatori dell’Università Statale di San Paolo del Brasile hanno ora raggiunto simili conclusioni e, dopo aver analizzato i dati clinici di 627 donne brasiliane di età compresa tra 45 e 75 anni, sono arrivati alla valutazione che, effettivamente, esisterebbe una relazione statistica tra i bassi livelli di vitamina D dopo la menopausa, e l’insorgenza del cancro.

Lo studio – pubblicato sulla rivista Menopause, della North American Menopause Society (NAMS), e coordinato dal primo autore, Murilo Renato Matos Machado – ha monitorato le condizioni di salute di due gruppi di donne: un primo campione di 209 donne affette da cancro al seno, e un secondo campione di 418 donne senza cancro al seno, che fungevano da gruppo di controllo. Tutte le partecipanti erano in menopausa da almeno 12 mesi.

Ebbene, confrontando le informazioni mediche raccolte dai due gruppi di donne, i ricercatori hanno osservato che, al momento della diagnosi, le donne con carcinoma mammario presentavano tassi più bassi di vitamina D rispetto alle loro controparti non affette da cancro al seno. Inoltre, i ricercatori hanno rilevato che le donne affette da un tumore al seno al momento della diagnosi avevano un indice di massa corporea (BMI) più alto rispetto alle partecipanti sane. In conclusione, gli autori hanno ipotizzato che livelli appropriati di vitamina D nel sangue potrebbero aiutare a ridurre il rischio di cancro ostacolando la proliferazione cellulare.

Guai, comunque, a saltare a immediate conclusioni dalla portata assoluta. La letteratura medica sul tema non è particolarmente coerente nell’evidenziare i benefici della vitamina D nel contenimento del rischio del cancro al seno, anche se questo e altri studi di recente emanazione suggeriscono che livelli più elevati di tale vitamina potrebbero realmente essere associabili alla diminuzione del rischio di cancro al seno.

Ricordiamo in tal proposito che la vitamina D viene assimilata dal nostro corpo dall’esposizione diretta alla luce solare, o con l’assunzione di integratori (per le donne che soffrono di carenza) o ingerendo alimenti che ne sono ricchi, come il pesce grasso (salmone, tonno), alcuni frutti di mare (ostriche), funghi e tuorli d’uovo.

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